sabato 31 agosto 2013

Collocamento eterno. Poem.


… Cantautore, fra le nove, ce n’è una che preferisci? – Domanda banale, lo so -



G.
Difficile rispondere. E’come sfogliare un vecchio album di foto. Comunque … “POEM” se devo dirne una.
♪♪
Bentornato  in questa terra, bentornato in questo mondo  e quel po’ che ne è rimasto, se te ne  sei reso conto. Non m’illudo sta tranquillo, e continua a continuare il perverso giro infame sulla giostra - Non ti fermare.
Non ho niente e tu lo sai, non ho occhi da coprire, facce da sostituire per poter tirare dritto e racconterai a tutti che ti sei comprato il mondo, lo hai girato come un guanto per poi ritornare  qui davanti a me.
Gli affari  tuoi io li conosco bene, sono tasche vuote con le mani piene che racchiudono  fiori arrugginiti,  dentro un falso vaso  di leggende e miti. Ma che cosa parlo a fare al tuo volto edulcorato, al tuo avido e perverso camminare  e  star seduto, ma che cosa hai da offrire, se non polvere da sparo, se non tristi convenienze dall’effimera durata, sono qui per regalare  solo gioie e speranze non viziate, sono  qui perché lo chiede il vento , son qui perché questo è il mio momento.
Potrei darti il benvenuto, ma non riesco a salutarti, non mi va più di guardarti, non mi va più di ascoltarti. Sto contando la distanza tra il tuo carcere ed il mio, tra la vita dei mortali e le paludi degli eterni, non si sente un gran rumore e nemmeno gracidare, vedo solo acqua salmastra canne lucide e sfuggenti, e non credo possa entrare il sole  e  nessuna luce alcuna, ma se provi ad abbassar la testa puoi specchiarti, sempre che tu ci riesca.
Io non porto apocalissi, né scritture né  alluvioni, sono sotto la tua pelle perché possa rifugiarmi. Dalle viscere del mondo ho scrutato la tua vita, ero il povero nel fango che tu non vedevi affatto, non per colpa  del sole ma del buio, non per colpa  del fango ma dell’oro, non per colpa dell’acqua, ma del fumo, non per colpa tua,  non solo tua … Se la realtà dei numeri abitasse sulla terra, se non fossero stampati sulla pelle della gente, se prendesse  posto il nome che da nati ci hanno dato,  se prendesse un po’ il sapore di un futuro sempre meno avaro.

L.
A chi il “Bentornato in questa terra” ?
G
Nella canzone ci sono due soggetti. “IO” inteso come individuo, ma anche come parte del tutto, cioè della società e “Il potente”, inteso forse anche in generale, cioè … i potenti.
L
Io è anche l’artista, il giudice, il giornalista. Insomma, chi deve raccontare ad alta voce le cose del mondo che gli altri scelgono di non vedere, o che sembrano non capire, o peggio … che accettano come un destino alla:  “Tanto è sempre stato così, che vuoi che cambi?”  e anche “sono tutti ladri” e allora che si fa? Si guarda altrove? Certo che no.  
G.
Non per colpa tua, non solo tua ”  dico infatti … lasciar correre ci rende parte del massacro di cui siamo vittime.

L.
-“sono qui perché questo è il mio momento”  dici …  è una specie di Coming out. “Non mi va più di guardarti e ascoltarti”. E’ tempo di alzare la voce, come dicevamo prima.
G.
E’ tempo da molto ormai. Canto che il potente di turno “Torna”, ma la frase è sarcastica perché in fondo non se n’è mai andato. E’ come una giostra. Sembra che giri di continuo, per il solo bisogno di girare, sempre nella stessa direzione.
L.
Calci in culo inclusi! Vero!! Una giostra allo stato puro. Manca solo la magia, manca l’infanzia e la sua spensieratezza. Anche in “Gira terra gira” si ha l’idea dell’eterna circolarità del tutto. 
Gli affari tuoi io li conosco bene, sono tasche vuote con le mani piene che racchiudono fiori arrugginiti dentro un falso vaso di leggende e miti. Mi fa pensare ad un vecchio “signore” il cui nome è noto –tristemente- a chiunque nel mondo abbia mai sentito parlare di Italia.
G.
L.
Fiori e ruggine.
G.
La ruggine infetta ed uccide. Serve un vaccino per salvarsi.
L.
… Il falso vaso, da una parte mi fa pensare al vaso di Pandora, pieno di tutti i mali del mondo, dall’alta, banalmente, alle leggende e ai  miti del commercio che ci vende miraggi e ci abitua a pensarli come necessità vitali.
se la realtà dei numeri abitasse sulla terra, se non fossero stampati sulla pelle della gente, se prendesse  posto il nome che da nati ci hanno dato, se prendesse un po’ il sapore di un futuro sempre meno avari
La realtà dei numeri prevale sull’umanità e cancella le nostre identità, il nostro nome.
G
Se la realtà dei numeri abitasse sulla terra significa che anche se siamo tanti, non abbiamo voce. I potenti sono di numero molto inferiore rispetto a noi, ma sono loro a comandare.
L
Vedi vari G8 … e relative sciagure.
G
Quando parlo di numeri stampati sulla pelle della gente, intendo alla lettera … gli ebrei nei campi di concentramento per esempio. Erano un numero enorme, ma non avevano voce né identità. Solo carne da macello e nessuno li ha difesi.
L.
Tempo fa ho letto un articolo di sociologia interessante. Non ricordo il nome di chi l’ha scritto, ma diceva che:  “Io sono” era il verbo di Dio, poi è arrivato “Io ho”che è il verbo del commercio, ed infine, forse il più deprimente: “io sembro” che è il Dio della maschera. Tu parli di giostra, io di circo. A volte mi sembra di starci dentro, solo che non fa ridere. E’ una canzone interessante, è anche molto lunga, ed ha un  testo articolato …
G.
Si. Mi servivano molte parole per sfogarmi e manifestare la rabbia che sento nei confronti degli arroganti della terra,  i cosiddetti “potenti”, e soprattutto denuncio quella specie di complicità perversa che nasce troppo spesso fra loro e la gente comune … Parecchie forme di dittatura, più o meno subdole, nascono dalle ovazioni in piazza da parte di gente disposta a “credere”  a tutto, perché è più facile.  “Sto contando la distanza tra il tuo carcere ed il mio, tra la vita dei mortali e le paludi degli eterni, non si sente un gran rumore e nemmeno gracidare, vedo solo acqua salmastra canne lucide e lucenti” In questa strofa per esempio, sottolineo come anche in caso di colpa, il trattamento riservato alle persone potenti è fastidiosamente diverso rispetto a quello che tocca ai comuni mortali.
L.
Tutto ciò in una canzone che hai intitolato “Poem” e si suppone contenga un testo, come dire? …  non “impegnato”. Approfitto per dire che a mio avviso la poesia moderna, sempre che abbia ancora senso, questo deve fare. Il mondo lo penso in prosa, ma è solo il mio parere ovviamente.
G.
Anche “Noi protetti” nasconde un retrogusto “sociale” amaro.
L.
Quella che io chiamo “Noi poretti” in senigalliese?
G.
Si, quella. Pensavo di fare una versione con questo titolo.
L.
Sarebbe un successone!
Non che abbia un senso... solo libera associazione mentale. 
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